Quattro anni fa, H&M aveva fatto una promessa che, se mantenuta, avrebbe costituito un punto di svolta per l’intera industria dell’abbigliamento. Il 25 novembre 2013 H&M, infatti, aveva promesso che avrebbe pagato quello che loro stessi chiamavano un “salario dignitoso equo” ai lavoratori della sua catena di fornitura entro il 2018.

Il pagamento di un salario dignitoso da parte di H&M ai suoi lavoratori costituirebbe uno sviluppo rivoluzionario, considerando che i salari da fame rappresentano tutt’ora la norma in tutto il settore, compresa la catena di fornitura di H&M. Sono paghe ben distanti da quello che dovrebbe essere un salario dignitoso: un salario, cioè, che dovrebbe consentire al lavoratore e alla sua famiglia di condurre una vita decente, avere una dieta sana, un alloggio adeguato, accesso alle cure mediche, all’istruzione e ai trasporti, nonché una somma aggiuntiva da poter usare in caso di imprevisti.

Durante gli ultimi cinque anni da quell’annuncio, H&M si è dimostrata particolarmente opaca circa i suoi piani tanto da far pensare fosse solo uno spot pubblicitario per placare l’opinione pubblica preoccupata dalle sue condizioni di produzione.

Attualmente, i salari medi delle fabbriche dei fornitori di H&M in Bangladesh, Myanmar, Cambogia e India sono solo leggermente superiori ai salari minimi nazionali. In Bangladesh, per esempio, H&M sostiene che i lavoratori della sua catena di fornitura guadagnano in media 87 dollari al mese, che è addirittura inferiore alla soglia di povertà stabilita della Banca Mondiale di 88 dollari al mese. L’effetto è che i lavoratori e i loro figli soffrono di malnutrizione. Le stime di quanto dovrebbe essere il salario dignitoso variano, ma in media indicano tutte che in Bangladesh dovrebbe essere di almeno il triplo per garantire una vita dignitosa. La terribile situazione dei lavoratori di H&M è apparsa ancora più chiara quando migliaia di loro sono scesi in piazza nel dicembre 2016 per chiedere aumenti salariali.

Il salario minimo nei paesi di produzione tessile è stabilito dai governi a livello nazionale. Ma questi governi, per paura di perdere commesse importanti per la loro economia nazionale, si dimostrano particolarmente restii nell’accordare aumenti, alimentando una gara al ribasso per i salari di tutti i lavoratori e le lavoratrici.

In realtà, secondo la Clean Clothes Campaign, i marchi potrebbero influenzare queste politiche salariali, rassicurando i governi che aumenti del salario minimo legale non determinerebbero la loro fuga e che invece continuerebbero a investire in relazioni commerciali di lungo periodo e a commissionare ordini anche se i prezzi dovessero salire. I marchi potrebbero assumendosi la responsabilità per salari dignitosi attraverso pagamenti diretti inclusi negli ordini alle fabbriche dei loro fornitori. Essendo uno degli attori più importanti per le esportazioni dal Bangladesh, H&M potrebbe avere un’influenza determinante per i salari di milioni di lavoratori nel paese.

Invece, dopo aver alzato un gran polverone con le sue dichiarazioni, H&M ha riformulato la sua promessa rendendola molto meno ambiziosa. Invece di corrispondere direttamente a tutti i lavoratori della sua catena di fornitura un salario dignitoso, il brand ha precisato che avrebbe solo messo in moto dei “meccanismi” che avrebbero permesso di raggiungere il salario dignitoso per almeno l’80% dei suoi lavoratori e lavoratrici. Come abbia intenzione di fare e quali progetti pilota voglia implementare però non è dato sapersi. Questo impedisce ai lavoratori e alle loro organizzazioni di monitorare i progressi.

L’obiettivo che H&M si era data nel 2013, cioè di pagare un salario dignitoso agli 850 mila lavoratori e lavoratrici della sua catena di fornitura, sebbene ambizioso, è sicuramente raggiungibile per un’azienda delle dimensioni, profitti e potere di H&M. Ad esempio, il suo stesso presidente Stefan Persson potrebbe facilmente garantire ai lavoratori di H&M un aumento sulle loro retribuzioni fino a quando l’azienda abbia raggiunto il suo obiettivo. Oggi infatti, egli possiede un patrimonio di 19,9 miliardi di dollari che sarebbe sufficiente a pagare a tutti i lavoratori della sua filiera in Bangladesh un salario dignitoso pieno per i prossimi trent’anni.

H&M ha sicuramente le risorse per imprimere un importante cambiamento e ha più volte sostenuto di essere un’azienda leader su questi temi. Dando un’occhiata ai numeri, ci si rende conto che se H&M riallocasse il budget che in un solo anno spende in pubblicità a favore dei salari, potrebbe garantire ai suoi lavoratori in Cambogia 6,5 anni di salario dignitoso.

Il profitto netto di H&M nel 2016 è stato di oltre 2 miliardi di dollari. Basterebbe solo l’1,9% di questa cifra per pagare a tutti i suoi lavoratori in Cambogia i 78 dollari aggiuntivi al mese per garantirgli di vivere con dignità.