bangladesh_picture1I marchi sottoscrivano entro il 15 maggio
l’accordo per la sicurezza delle fabbriche in Bangladesh


>> AGISCI SUBITO Firma la petizione online

 

Più di un milione di persone ha già firmato le petizioni che chiedono ai marchi che si riforniscono in Bangladesh di sottoscrivere il Bangladesh Fire and Building Safety Agreement immediatamente.

“In tutto il mondo l’opinione pubblica si è mobilitata per dire basta a questa orribile sequenza di incidenti  e mandare un chiaro messaggio alle imprese che si riforniscono in Bangladesh, tra cui Benetton, H&M, Mango, Primark, GAP, C&A, KIK, H&M, JC Penney, e Wal-Mart” dichiara Deborah Lucchetti, coordinatrice della Campagna Abiti Puliti”. “Chiediamo a tutti i marchi coinvolti di fare passi concreti e immediati necessari a cambiare le condizioni di lavoro e di sicurezza presso i loro fornitori in Bangladesh, perché non si ripeta un’altra tragedia evitabile come il Rana Plaza dove hanno perso la vita più di mille lavoratori.” Continua Lucchetti: “L’accordo messo a punto insieme ai sindacati internazionali pone le basi strutturali per evitare la perdita di altre vite. Le imprese non possono continuare ad ignorarlo e devono firmarlo entro il 15 maggio, è questione di vita o di morte”.

L’accordo prevede ispezioni indipendenti negli edifici, formazione dei lavoratori in merito ai loro diritti, informazione pubblica e revisione strutturale delle norme di sicurezza per rimuovere alla radice le cause che rendono le fabbriche del paese insicure e rischiose per migliaia di lavoratori.

Il crollo dell’edificio Rana Plaza, costato la vita a oltre 1000 persone, e l’ultimo incendio dello scorso 8 maggio in un’altra fabbrica di abbigliamento bengalese, rendono questo impegno dei marchi ineluttabile.

Le firme sono state raccolte da una coalizione di sindacati e organizzazioni di cittadini impegnati nella difesa dei diritti dei lavoratori dislocate in tutto il mondo: Clean Clothes Campaign (CCC), IndustriALL Global Union, UNI Global Union, International Labor Rights Forum (ILRF), United Students Against Sweatshops (USAS), Maquila Solidarity Network (MSN), War on Want, People and Planet, SumOfUs.org, Change.org, Credo Action, Avaaz e Causes.

Dal 2005 più di 1700 lavoratori tessili sono morti a causa della scarsa sicurezza degli edifici. Gli ultimi avvenimenti evidenziano, ancora una volta, la necessità di interventi immediati e il fallimento dei sistemi di controllo adottati dalle imprese. Due delle fabbriche del Rana Plaza erano state ispezionate dalla Business Social Compliance Initiative (BSCI) e molti dei marchi coinvolti hanno altri sistemi di controllo in atto, ma nessuno di questi è  riuscito a denunciare l’abusivismo edilizio e a migliorare le pratiche di sicurezza.

Jyrki Raina, segretario generale del sindacato IndustriALL ha dichiarato: ”il Bangladesh Fire and Building Safety Agreement è l’unico programma credibile che i marchi possono firmare. I requisiti di questo programma sono semplici misure di buon senso, che avranno un impatto importante sulla sicurezza dei lavoratori nelle fabbriche in Bangladesh. E ‘giunto il momento per tutti i marchi di impegnarsi a garantire la sicurezza in Bangladesh”.

Molte delle organizzazioni che sostengono la campagna si sono mobilitate sui temi della sicurezza in Bangladesh già dopo il crollo della fabbrica Spectrum nel 2005, costata la vita a 64 persone con il coinvolgimento di Zara. Nel 2012, PVH (proprietario di Calvin Klein e Tommy Hilfiger) e il distributore tedesco Tchibo sono stati i primi marchi a sottoscrivere l’accordo sulla sicurezza.