L’estensione dell’accordo internazionale vincolante sulla salute e la sicurezza dei lavoratori salverà migliaia di vite nelle fabbriche tessili pachistane.

Il nuovo accordo si ispira a quello del Bangladesh, firmato dopo il crollo del Rana Plaza nel 2013, che ha di fatto trasformato l’industria tessile del Paese, mettendo finalmente in sicurezza, con interventi critici di ristrutturazione, oltre 1600 fabbriche e 2,5 milioni di lavoratori e lavoratrici.

Più di 250 operai sono morti nell’incendio della fabbrica Ali Enterprises di Karachi nel 2012, il peggior incendio nella storia dell’industria tessile globale. Come in Bangladesh, anche in Pakistan i sistemi di audit volontari non sono serviti a niente: gli infortuni e i decessi nelle fabbriche continuano. Ecco perché un Accordo vincolante è fondamentale per mettere in sicurezza l’industria tessile pachistana.

L’Accordo del Pakistan:

  • è legalmente vincolante per i marchi;
  • dopo aver effettuato ispezioni complete e trasparenti su salute e sicurezza per individuare i pericoli, impone piani di ristrutturazione con scadenze precise per eliminarli;
  • garantisce che i fornitori abbiano le risorse per pagare i lavori di ristrutturazione;
  • protegge tutti i lavoratori della catena di fornitura dei marchi;
  • offre ai lavoratori una via confidenziale per far emergere problemi urgenti di sicurezza e salute e garantire una rapida azione correttiva;
  • documenta le proprie attività attraverso una straordinaria trasparenza pubblica.

L’Accordo internazionale conta 187 marchi firmatari, di cui almeno la metà si rifornisce dal Pakistan, includendo così nel meccanismo centinaia di fabbriche e stabilimenti.

Dopo una campagna decennale per la sicurezza nelle fabbriche condotta insieme ai lavoratori e alle lavoratrici pachistane, i sindacati e le organizzazioni firmatarie dell’Accordo internazionale si dicono soddisfatte per l’annuncio di questa estensione.

Nasir Mansoor, Segretario Generale della Federazione Nazionale dei Sindacati del Pakistan, ha dichiarato: “Dopo anni di lotta per l’estensione dell’Accordo al Pakistan, i nostri lavoratori possono finalmente rientrare nei suoi meccanismi di monitoraggio e denuncia. Se un numero sufficiente di marchi firmerà, i lavoratori non dovranno temere per la propria vita quando si recano al lavoro e sapranno a chi rivolgersi quando la loro fabbrica non è sicura. La forza dell’Accordo sta nel fatto che i sindacati hanno lo stesso potere delle aziende nel processo decisionale“.

Zehra Khan, Segretario generale della Federazione delle lavoratrici a domicilio, ha dichiarato: “Il programma dell’Accordo porterà ispezioni, corsi di formazione sulla sicurezza e un meccanismo di reclamo che coprirà tutte le questioni di salute e sicurezza, compresa la violenza di genere, per i lavoratori pachistani che producono per i marchi firmatari. Sarà necessario prestare particolare attenzione per garantire che le lavoratrici, che spesso non sono ufficialmente registrate e potrebbero lavorare da casa, abbiano lo stesso accesso a questo programma degli altri lavoratori“.

Siamo lieti che l’innovativo Accordo arrivi finalmente in Pakistan, dove è necessario come non mai. Tutti i marchi che si riforniscono in Pakistan aderiscano prontamente all’accordo”, ha dichiarato Deborah Lucchetti, coordinatrice della Campagna Abiti Puliti. “Sono dieci anni che i lavoratori e le lavoratrici del tessile in Pakistan attendono un risultato come questo. Ci auguriamo che in altri importanti Paesi produttori non si debba aspettare altrettanto a lungo“.

Scott Nova, direttore esecutivo del Worker Rights Consortium, ha dichiarato: “I tratti distintivi dell’Accordo del Pakistan sono la responsabilità, l’applicabilità e la trasparenza. Con questo nuovo accordo, il Pakistan diventerà uno dei luoghi più sicuri al mondo per la produzione di abiti“.