Oggi, a un mese esatto dall’inizio del processo di sottoscrizione dell’Accordo per il Pakistan, un programma di sicurezza nato sul modello dell’innovativo Accordo internazionale per la salute e la sicurezza nell’industria tessile e dell’abbigliamento in Bangladesh, si contano già 33 marchi firmatari per un totale di 300 fabbriche protette.

Tra i brand aderenti figurano H&M, Inditex (Zara), Primark, Asos, C&A, Next, PVH (Calvin Klein) e OVS

Più di trenta marchi già firmatari dell’Accordo sul Bangladesh, inclusi quelli con i maggiori interessi commerciali in Pakistan, hanno firmato il nuovo accordo. Ci aspettiamo che tutti gli altri marchi che si riforniscono in Pakistan prendano la stessa decisione e annuncino presto la loro adesione” ha dichiarato Deborah Lucchetti, coordinatrice della Campagna Abiti Puliti

La Clean Clothes Campaign esorta i marchi che finora non si sono assunti la responsabilità per i loro lavoratori in Bangladesh, come Levi’s e IKEA, a cogliere questa nuova opportunità per fare il bene dei loro lavoratori in Pakistan. Un rapporto pubblicato nel luglio 2022 dalla Clean Clothes Campaign e dal Wales Institute of Social and Economic Research and Data (WISERD) dell’Università di Cardiff ha rivelato che l’85% dei lavoratori intervistati ha dichiarato di non avere accesso a scale di uscita di emergenza adeguate in caso di incendio. Un lavoratore su cinque ha riferito che il proprio posto di lavoro non prevedeva esercitazioni antincendio e non era a conoscenza delle vie di fuga e delle uscite di emergenza.

Sappiamo che marchi come Levi’s e IKEA non si sono assunti le loro responsabilità in passato, quando sono stati chiamati a firmare l’Accordo per il Bangladesh. Speriamo che ci ripensino ora che i lavoratori pakistani li esortano a fare la cosa giusta. Insieme ai sindacati e alle organizzazioni per i diritti umani, chiediamo a tutti i marchi che producono in Pakistan, come Levi’s, IKEA, Amazon e Kontoor, di impegnarsi per fabbriche sicure. Solo un anno fa, quattro persone sono morte in una fabbrica fornitrice di Levi’s in Pakistan” ha dichiarato Nasir Mansoor, segretario generale della National Trade Union Federation in Pakistan.

I sindacati pakistani hanno lavorato molti anni per ottenere un accordo sulla sicurezza per il settore tessile e dell’abbigliamento che tenesse in conto le richieste e le preoccupazioni dei lavoratori e delle lavoratrici. L’Accordo per il Pakistan consentirà finalmente di poter attivare meccanismi di reclamo e di effettuare ispezioni di sicurezza trasparenti e approfondite.

Siamo felici che presto i lavoratori dell’abbigliamento e del tessile in Pakistan non dovranno più temere per la loro vita sul posto di lavoro. I lavoratori di altri Paesi non dovrebbero aspettare altri dieci anni per beneficiare di questo programma sulla sicurezza” ha dichiarato Zehra Khan, segretario generale della Home Based Women Workers Federation

Contesto

Il 14 dicembre 2022 il Pakistan è diventato il primo Paese, dopo il Bangladesh, in cui opererà il modello dell’Accordo internazionale. Questo programma si è dimostrato efficace nel rendere sicure le fabbriche di abbigliamento e tessili grazie al suo carattere vincolante, al peso ai sindacati, alla trasparenza e all’obbligo per i marchi di garantire che le fabbriche fornitrici siano in grado di effettuare gli interventi di riparazione previsti. Dal lancio dell’Accordo in Bangladesh (2013), oltre il 90% di tutti i rischi per la sicurezza riscontrati nelle fabbriche coperte sono stati risolti, rendendo le strutture più sicure per oltre 2 milioni di lavoratori e lavoratrici. Inoltre, 1,8 milioni di lavoratori hanno usufruito di corsi di formazione sulla sicurezza e oltre 1.700 reclami in materia di salute e sicurezza sono stati presentati.

L’elenco dei firmatari dell’Accordo sul Pakistan e ulteriori informazioni sono disponibili su: https://internationalaccord.org/signatories