Campagna Abiti Puliti, insieme al network internazionale della Clean Clothes Campaign e ad altre realtà e organizzazioni impegnate nella tutela dei diritti umani, conduce da tempo un’attività di sensibilizzazione sull’industria dell’audit sociale, sottolineando la tolleranza delle società di certificazione rispetto a condizioni inaccettabili e abusanti nelle fabbriche di cui si avvalgono i brand internazionali. È ora che l’industria dell’audit sociale sia chiamata a rispondere delle affermazioni false o negligenti che nascondono la verità degli abusi contro i lavoratori.

Nell’ambito di questo lavoro abbiamo collaborato con il Business and Human Rights Resource Center alla produzione di uno studio sulle responsabilità giuridiche degli auditors, conducendo un’analisi legale sui procedimenti civili e penali presentati fino ad oggi contro le società di audit sociale, e i sistemi di certificazione associati, per esplorare potenziali strategie di contenzioso. 

Qui l’executive summary in italiano del rapporto, che si può leggere in forma integrale (in inglese) qui. Nel rapporto sono contenute anche alcune proposte di riforma del diritto contrattuale e della procedura civile necessarie per permettere alle vittime di abusi di difendersi in giudizio e ottenere il risarcimento dei danni contro le società di audit sociale per le carenze dei loro audit.

Ecco i punti chiave dello studio:

  1. Fare causa alle società di audit sociale è, finora, una strategia poco battuta:
    Le due cause legali intraprese contro le società di audit sociale fino ad oggi non sono state vittoriose. Al fine di assicurare la responsabilità legale delle società di audit sociale  è necessario dunque procedere a riforme del diritto contrattuale e della procedura civile.
  2. Le azioni da parte dei consumatori (es. class action) contro i sistemi di certificazione possono far emergere la pratica del “fair washing” di tali pratiche, ma non permettono l’accesso a un rimedio legale per i lavoratori o le comunità colpite né un risarcimento a loro favore.
  3. Le imprese di auditing sociale devono essere soggette alla legislazione obbligatoria sui diritti umani e la due diligence ambientale (mHREDD).
  4. Gli audit e le certificazioni sociali non equivalgono alla due diligence sui diritti umani: la due diligence sui diritti umani è fondamentalmente diversa dall’auditing sociale nel suo approccio, scopo e ambizione. Nuove leggi e regolamenti, quali ad esempio la direttiva europea attualmente in corso di discussione, non devono equiparare gli audit sociali alla due diligence sui diritti umani, o vederli come un sostituto plausibile.