La Clean Clothes Campaign e il Labor Rights Forum chiedono ai marchi internazionali, tra cui Walmart e El Corte Ingles, di versare i contributi nel fondo di risarcimento per i familiari delle 112 vittime e per i sopravvissuti dell’incendio alla fabbrica Tazreen in Bangladesh.

Martedì 24 novembre ricorrerà il terzo anniversario di quel disastro. Quando divampò l’incendio, i lavoratori restarono intrappolati nella fabbrica: le uscite erano bloccate e l’unico modo per scappare era buttarsi dalle finestre dei piani alti. Più di cento lavoratori rimasero feriti saltando da quelle finestre al terzo e quarto piano, con lesioni alla schiena e alla testa che hanno causato molto dolore. Negli ultimi tre anni i familiari dei morti e dei feriti hanno lottato per avere i loro risarcimenti per la perdita di un caro o della capacità di tornare al lavoro.

La Tazreen produceva per giganti come l’americana Walmart, il sezione spagnola de El Corte Ingles, il distributore tedesco KIK, C&A e Sean John’s Enyce brand. Altri marchi collegati sono Edinburgh Woollen Mill (UK), KarlRieker (Germania), Teddy Smith (Francia) e le americane Disney, Sears, Dickies e Delta Apparel. Tra loro anche l’italiana Piazza Italia.

Un accordo per coprire la perdita di reddito e le spese mediche è stato siglato da IndustriALL Global Union, la Clean Clothes Campaign, C&A e la C&A Foundation poco prima del secondo anniversario della tragedia.

Questo accordo ha portato alla creazione del Tazreen Claims Administration Trust, che sovrintende il processo per le richieste di rimborso, collabora con le organizzazioni che rappresentano le famiglie e raccoglie fondi per effettuare i pagamenti. Le famiglie degli operai morti nel rogo hanno cominciato a registrare le loro richieste e oggi il Trust ha lanciato un nuovo sito web, che fornisce informazioni sul processo e dettagli su come possono essere effettuate le donazioni. (http://tazreenclaimstrust.org)

Ci si aspetta che il Trust Fund raccolga il denaro necessario ad effettuare tutti i pagamenti innanzitutto attraverso i contributi delle imprese che si rifornivano presso la fabbrica. Si sta chiedendo ai marchi con un fatturato di oltre 1 milione di dollari di versare almeno 100 mila dollari. C&A e Li & Fung (che si riforniva per conto di Sean Paul) si sono già impegnate ad effettuare versamenti. La tedesca KiK, attualmente coinvolta in una controversia per quanto riguarda il suo rifiuto di negoziare il risarcimento delle vittime dell’incendio alla Ali Enterprises, ha ora accettato di effettuare un versamento nel Trust Fund.

Ma non tutte le aziende si sono impegnate pubblicamente finora. Il più grande cliente della Tazreen, Walmart, non ha ancora corrisposto un centesimo per le vittime e i loro familiari. Eppure nel 2014 aveva dichiarato pubblicamente la volontà di voler contribuire con 3 milioni di dollari attraverso la BRAC USA per le vittime del Rana Plaza e di altre tragedie dell’industria tessile del Bangladesh. 1 milione di dollari lo ha versato nel Rana Plaza Trust Fund, 92 mila dollari li ha forniti per le cure mediche. Cosa intende fare con il restante 1,1 milione di dollari promesso?

Anche le intenzioni della sezione spagnola del El Corte Ingles non sono chiare, visto che, pur avendo partecipato al Comitato iniziale incaricato di portare avanti il processo sul Rana Plaza, non si è ancora impegnato per nulla sul caso Tazreen.

Sam Maher, che rappresenta la Clean Clothes Campaign ha dichiarato: “Questi lavoratori hanno atteso tre anni per ottenere i pagamenti necessari alla sopravvivenza quotidiana, per pagare affitto, istruzione e assistenza sanitaria. Essi non dovrebbero essere costretti ad
aspettare ancora. Non vi è alcuna giustificazione per il rifiuto di pagare – i lavoratori Tazreen meritano di essere trattati come quelli del Rana Plaza. Esortiamo tutti quei marchi che compravano dalla Tazreen a contribuire subito senza ulteriori ritardi.”

Judy Gearhart, direttore esecutivo dell’International Labor Rights Forum, ha detto: “È
inconcepibile che dopo tre anni le vittime Tazreen e le famiglie non hanno ancora ricevuto
un risarcimento significativo e Wal-Mart non ha pagato o promesso nulla. Ecco perché, nel
terzo anniversario della tragedia, stiamo incoraggiando i consumatori ad agire on-line e di fronte ai negozi Walmart come parte della settimana di azione Black Friday

Deborah Lucchetti, portavoce della Campagna Abiti Puliti (sezione italiana della Clean Clothes Campaign) aggiunge: “La mancanza di una regolamentazione legale e vincolante, che obblighi le multinazionali ad assumersi le loro responsabilità per tutta la catena di fornitura vigilando sul rispetto dei diritti umani per prevenire disastri come questo, ad esempio con ispezioni indipendenti, trasparenti e non concordate, e intervenire con risarcimenti equi e tempestivi in caso di violazioni, lascia nelle mani dei grandi marchi la volontà di impegnarsi o meno nel rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali dei lavoratori che producono per loro.”

Ma non è accettabile che dei lavoratori muoiano per la negligenza delle multinazionali. Proprio per questo motivo vi diamo appuntamento a Torino il prossimo 21 novembre, dalle 10.30 alle 17.30, presso l’Ex Birrificio Metzger cccto in via Bogetto 4/g per discutere insieme ad attivisti, esperti del settore e istituzioni quali siano le strategie e gli strumenti che si possano mettere in campo per proteggere in maniera più efficiente ed efficace i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici nel mondo.

Programma dell’evento:
https://www.abitipuliti.org/changeyourshoes/2015/10/27/peoples-meeting-21-novembre-torino/