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Il 21 novembre, in Thailandia, inizierà il processo a Somyot Prueksakasemsuk per lesa maestà. Sottoscrivi la lettera al Primo Ministro thailandese per aiutarlo ad uscire di prigione.
Somyot, attivista per i diritti umani e giornalista, era stato arrestato lo scorso 30 Aprile poco dopo aver lanciato una campagna di raccolta firme proprio per l’abolizione del reato di lesa maestà e ora rischia fino a 30 anni di carcere. L’accusa si riferisce in particolare alla pubblicazione di due articoli sulla rivista Voice of Taksin, con i quali Somyot avrebbe gettato discredito sulla monarchia.

Come lo stesso Somyot aveva più volte denunciato, l’aumento vertiginoso di casi di accusa di lesa maestà, prevista dall’articolo 112 del codice penale thailandese, nei confronti di attivisti e giornalisti ha reso la situazione particolarmente allarmante nel Paese. La legge stabilisce che “chiunque diffami, insulti o minacci il Re, la Regina, l’erede o il Reggente, deve essere punito con la reclusione da tre a quindici anni”. Troppo spesso tale accusa sembra venire utilizzata per silenziare chi si batte in difesa di diritti fondamentali per le persone e per i lavoratori. Dal colpo di stato del 2006, i casi di lesa maestà sono cresciuti del 1000 per cento, contando più di 300 persone inquisite per questo reato.

Lo scorso 1 Novembre è stata rifiutata la richiesta di cauzione avanzata dal legale di Somyot, contraddicendo diverse convenzioni internazionali ratificate dalla Thailandia, nonché la stessa costituzione del Paese. Il diritto alla cauzione, infatti, può essere limitato solo in base a motivazioni gravi ed evidenti e in questo caso non è per nulla chiaro quali esse siano.

Sono ormai 6 mesi e mezzo che il giornalista è detenuto e, a quanto pare, non verrà rilasciato prima della sentenza prevista per il prossimo 4 maggio.  Il calendario stilato per l’audizione dei testimoni dell’accusa sembra costruito volutamente per caricare l’accusato di oneri eccessivi, mettendo in difficoltà non solo lui e la sua famiglia, ma anche gli osservatori e i giornalisti che vorranno essere presenti e partecipare, offuscando la possibilità che si celebri realmente un giusto processo. 

Diverse organizzazioni internazionali da tempo chiedono alla Thailandia di abolire questo reato. Addirittura le Nazioni Unite hanno sottolineato il grave rischio di violazione dei diritti umani che si corre nell’applicare una norma così vaga, in cui non è nemmeno chiaro quali espressioni ledano l’immagine della monarchia e quali no. Le conseguenze per Somyot e per la libertà di espressione in Thailandia sono così serie che l’Unione Europea ha predisposto l’invio di osservatori che vigilino sul regolare svolgimento del processo.

Campagna Abiti Puliti, insieme ad un’alleanza globale di attivisti e giornalisti per i diritti umani, garantirà la diretta video del processo, con analisi legali, foto, video e interviste esclusive. Feed costanti saranno disponibili il 21 novembre e in tutte le date delle udienze su vimeo e su twitter. Tutto il materiale prodotto sarà poi disponibile sul sito Abiti Puliti.

Nel frattempo invieremo alle autorità thailandesi una lettera preparata con 8 organizzazioni internazionali e regionali, tra cui la International Federation for Human Rights (FIDH), Article 19 e la South-east Asia Press Alliance, per chiedere che:

–          Garantiscano immediatamente e incondizionatamente a Somyot Prueksakasemsuk il diritto alla cauzione, così come previsto dalle leggi thailandesi e dal diritto internazionale;

–          Facciano cadere le accuse contro Somyot Prueksakasemsuk;

–          Correggano la legge che tratta di lesa maestà in conformità con gli impegni internazionali assunti dal Paese in tema di diritti umani e come richiesto dal relatore per le Nazioni Unite sulla libertà di opinione ed espressione, facendo cadere tutte le accuse ai vari attivisti basate su quella norma;

–          Garantiscano in ogni circostanza a tutti i difensori dei diritti umani, soprattutto coloro che lavorano in difesa della libertà di espressione, la possibilità di svolgere le loro attività senza paura di rappresaglie e liberi da qualsiasi restrizione.

 

Chiediamo a tutti di supportarci in questa battaglia di civiltà, sottoscrivendo la lettera al Primo Ministro thailandese per invitare  il governo thailandese a farsi carico delle nostre richieste e per assicurare libertà a Somyot. Il vostro impegno è la nostra forza.