di Ornella Cilona CGIL Nazionale

FEBBRAIO 2008 – Slitta al 2010 la pubblicazione di Iso 26000, le linee guida sulla responsabilità sociale delle organizzazioni su cui sta lavorando un apposito gruppo di lavoro all’interno dell’International Standards Organization (Iso). Molti esperti hanno, infatti, chiesto all’Iso di ritardare di qualche mese la conclusione dei lavori, in modo da giungere a un testo più accurato e completo su materie fondamentali come la difesa dei diritti dei lavoratori e dei consumatori. La decisione è stata presa al termine dell’ultima riunione del gruppo, svoltasi a Vienna lo scorso novembre, dopo un’animata discussione. I vertici dell’Iso – che premevano per una rapida approvazione di Iso 26000 – hanno alla fine accettato lo slittamento, dopo aver preso atto che alcune categorie di stakeholder erano irremovibili nella propria decisione.

Una seconda decisione assunta a Vienna ha riguardato le procedure. Come è noto, per la prima volta collaborano fin dall’inizio alla redazione di una norma Iso rappresentanti di sei categorie di parti interessate: consumatori, associazioni imprenditoriali, sindacati, Ong, governi e ricercatori (fra questi ultimi troviamo docenti universitari ed esponenti di società di certificazione). Le rigide regole Iso per quanto riguarda la stesura delle norme si sono così incontrate e scontrate con le esigenze di rappresentanti delle parti sociali, della società civile e della pubblica amministrazione provenienti da tutto il mondo: il gruppo di lavoro di Iso 26000 è, infatti, composto di oltre 300 esperti, la metà dei quali proviene da Paesi in via di sviluppo. Fino a oggi, il gruppo, che ha iniziato a riunirsi formalmente agli inizi del 2005, ha assegnato un ampio spazio alle posizioni delle diverse parti interessate, intese come gruppi di stakeholder al di là della loro provenienza geografica. L’Iso, però, intendeva spostare già nei prossimi mesi l’asse delle decisioni verso il livello nazionale, così come prevedono le procedure. In ogni Paese dove vi è un organismo aderente all’Iso opera, infatti, un Comitato formato dai rappresentanti delle parti interessate e dell’ente locale di normazione, che ha l’obiettivo di contribuire alla messa a punto di Iso 26000. In questi Comitati nazionali spesso mancano però i rappresentanti dei consumatori, dei sindacati e delle Ong, come dimostra il fatto che nel gruppo Iso 26000 è molto scarsa la partecipazione soprattutto delle prime due categorie (all’ultima riunione, per fare un esempio, i sindacalisti presenti, su un totale di 300 esperti, erano appena una quindicina). A frenare la loro partecipazione sono sostanzialmente due fattori: i costi elevati che comporta la partecipazione alle riunioni di Iso 26000 e l’insufficiente attenzione che molti enti nazionali di normazione dedicano al coinvolgimento degli stakeholder. Alla fine, l’Iso ha convenuto che occorre dedicare ancora del tempo per il rafforzamento dei Comitati nazionali, prima di affidare a questi ultimi un ruolo decisivo nell’approvazione delle linee guida sulla responsabilità sociale.

Per quanto riguarda i contenuti di Iso 26000, sono stati compiuti alcuni importanti passi in avanti nei mesi scorsi. Esiste ormai una bozza di testo, che registra i punti acquisiti e quelli sui quali ancora non si è raggiunto un consenso. Il meccanismo prevede, infatti, che sui contenuti non si voti a maggioranza, ma si cerchi di raggiungere il consenso da parte di tutte e sei le categorie di parti interessate. Vi sono ancora molte questioni aperte e proprio per ottenere un accordo trasparente e un pieno coinvolgimento degli esperti è stato deciso a Vienna di istituire un gruppo di pilotaggio, chiamato Idtf (Integrated Drafting Task Force), composto di esponenti dell’Iso e delle parti interessate, che proverà a sciogliere i nodi ancora in discussione prima della prossima riunione, prevista per l’estate.

Il sindacato italiano collabora attivamente a Iso 26000 fin dall’inizio del processo, grazie anche al ruolo di stimolo e di discussione sulla materia assunto nel nostro Paese dall’Uni, l’ente di normazione che aderisce all’Iso. L’Uni ha, infatti, costituito un gruppo di lavoro sulla responsabilità sociale ben prima che di questo tema se ne discutesse a livello internazionale e questo gruppo, composto di rappresentanti delle parti sociali, della società civile e del governo, è ora uno di quelli più impegnati in Europa nella messa a punto di Iso 26000. L’impegno della Cgil, che coordina il tavolo Uni, in rappresentanza anche di Cisl e Uil, è stato peraltro recentemente confermato dalla sua nomina nel Comitato di pilotaggio Idtf per Iso 26000. Si tratta di un riconoscimento importante, poiché la Cgil è l’unico sindacato europeo a farne parte.