Ph. Zoe Vincenti

Con 300 milioni di lavoratori impiegati lungo tutta la filiera, l’industria dell’abbigliamento rappresenta uno dei principali settori produttivi e di impiego a livello globale. Negli ultimi 15 anni questa filiera ha subito profondi cambiamenti: ha acquisito maggiore estensione geografica e complessità, il numero di capi di abbigliamento prodotti è quasi raddoppiato, il loro tempo di utilizzo medio si è ridotto sempre di più.

Questo cambiamento è legato all’esplosione del fenomeno della “fast fashion”, ossia la produzione e vendita di numerose collezioni in un anno a prezzi ridotti per un consumo di massa.
Questo modello è insostenibile, sia dal punto di vista sociale che ambientale. Si stima infatti che quella dell’abbigliamento sia la seconda industria maggiormente esposta al rischio di forme di schiavitù moderna, con il 15% dei casi di lavoro forzato identificati in tutto il mondo.

Sono in particolare le donne, largamente impiegate come manodopera, a subire violazioni che vanno dalla violenza e molestie sul luogo di lavoro alla discriminazione salariale di genere.

La filiera del tessile esercita inoltre una pressione enorme sulle risorse naturali, impiegando vaste quantità di acqua, risorse non rinnovabili e prodotti chimici dannosi, ed emettendo 1,2 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente ogni anno.

Nell’ultimo decennio la consapevolezza di questa insostenibilità ha portato allo sviluppo di alcune innovazioni nei processi produttivi, in un’ottica prevalentemente di circolarità, risparmio delle risorse ed estensione del ciclo di vita del prodotto. Tutto ciò non è però sufficiente: occorre incidere in maniera più rapida ed estesa sulle basi stesse del modello di business, in particolare sul consumo e sulla produzione eccessivi, attraverso un cambiamento sistemico.

Al via Cambiamoda.it, iniziativa promossa da Istituto Oikos, Mani Tese e Fair per mobilitare i cittadini e fare pressione su aziende e decisori politici. La richiesta: favorire un’industria dell’abbigliamento trasparente, che rispetti l’ambiente e le persone.

L’industria tessile è una delle più inquinanti al mondo: produce 1,2 miliardi di tonnellate l’anno di gas serra, più dei trasporti aerei e marittimi internazionali messi insieme (Ellen MacArthur Foundation 2017). Questo settore ha impatti enormi anche sul consumo dell’acqua: basti pensare che per produrre una sola t-shirt ne occorrono circa 3.900 litri, quanta ne beve in media una persona in 5 anni (Friends of the Earth 2015). Secondo i dati della Campagna Abiti Puliti, coalizione italiana della Clean Clothes Campaign, si stima che 60 milioni di lavoratori alimentino l’industria globale dell’abbigliamento, generando miliardi di profitti. La maggior parte lavora per un numero di ore disumano e fa più di un lavoro per far quadrare i conti. Circa l’80% di questa forza lavoro è composta da donne e non percepisce un reddito dignitoso.

Per questo motivo Istituto Oikos, Mani Tese e Fair lanciano la nuova piattaforma #CambiaMODA! (www.cambiamoda.it): l’obiettivo ambizioso è contribuire a cambiare il sistema moda in Italia.

I workshop Fashion Reverse

I 6 workshop del Fashion Reverse Tour ideati per il progetto #cambiamoda intendono coinvolgere i giovani (età 18-35 anni) in un percorso di sensibilizzazione e informazione sul fenomeno della Fast Fashion attraverso un approccio sperimentale che unisce la pratica artistica e l’attivismo per stimolare la trasformazione sociale. Un viaggio per costruire insieme spazi di trasformazione e attivazione sociale, discutendo di consumo critico e rispetto dell’ambiente.

I materiali elaborati durante i workshop costituiranno la base del lavoro delle due masterclass in programma a Prato e Torino in preparazione della XII Edizione della performance 13600hz Concerto per Macchine per Cucire, progetto performativo site specific dell’artista Sara Conforti, prevista nel 2020. L’evento sarà accompagnato da una mostra delle opere realizzate nell’ambito delle masterclass e dal video corale girato con tutti i giovani coinvolti nelle 6 città.

Guarda gli scatti di Zoe Vincenti realizzati durante i workshop

“Con i workshop Fashion Reverse coinvolgeremo ragazze e ragazzi in un percorso di sensibilizzazione e informazione sul fenomeno della fast fashion: un sistema sperimentale che utilizza la pratica artistica unita all’attivismo agiti in sinergia per stimolare la trasformazione e l’attivazione sociale”

Sara Conforti, presidente Hòferlab projects

Segui la Campagna #CambiaModa

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