42 lavoratori della fabbrica Viva Global situata a Gurgaon in India sono tornati a lavorare più di sei mesi dopo che erano stati espulsi a seguito di un violento attacco ai membri del sindacato. Il loro ritorno avviene in seguito all’accordo siglato il 29 marzo in cui Viva Global aveva promesso di reintegrare tutti i lavoratori licenziati lo scorso agosto. L’accordo è stato firmato sotto la supervisione del Vice Commissario del Lavoro, dopo che l’Alta Corte di Chandigarh aveva ordinato all’azienda di risolvere la controversia.

Altri 40 lavoratori continuano a lottare per il loro reinserimento, che avrebbe dovuto essere garantito nel quadro dell’accordo. Non è chiaro perché questi lavoratori non sono ancora stati riassunti, cosa che ha spinto tutti i lavoratori coinvolti insieme al sindacato Allied Workers Union a insistere perché l’accordo sia pienamente onorato e tutti gli 82 lavoratori possano riottenere il lavoro.

Dal momento che gli orribili eventi dello scorso agosto, quando il leader sindacale Anwar Ansari è stato rapito e 102 lavoratori sono stati attaccati fuori dalla fabbrica, i lavoratori della Viva Global hanno continuato a lottare per il loro reintegro in azienda.

Questa richiesta è stata resa più difficile dalla decisione del principale acquirente, Marks and Spencer, di ritirarsi dalla fabbrica. Il grande distributore aveva annunciato la sua decisione al giornale Observer affermando che gli ordini erano stati tagliati mesi prima per “ragioni di business.” Il proprietario della Viva Global, il Sig Vohra ha dichiarato alla stampa indiana che il ritiro era direttamente collegato alla controversia. Poco dopo l’annuncio Viva Global ha ridimensionato la sua forza lavoro.

M&S non ha mai informato la Clean Clothes Campaign inglese (Labour Behind the Label) o il sindacato che stava progettando di tagliare gli ordini, nonostante i contatti regolari in relazione alle violazioni in corso per i sei mesi precedenti. M & S aveva  rassicurato gli attivisti che avrebbe continuato a lavorare per una soluzione del caso, ma da allora la comunicazione è cessata sia con la CCC che con il sindacato GAWU.

Per nulla scoraggiato dal rifiuto di M&S di svolgere un ruolo costruttivo nella risoluzione della controversia, i lavoratori hanno deciso portare il caso alla Corte Suprema sostenendo che le azioni di Viva Global erano illegali. Grazie alla loro forza e determinazione adesso c’è la possibilità che gli eventi dell’ultimo anno possano finalmente avere un esito positivo.

La Clean Clothes Campaign continuerà a rimanere in contatto con i lavoratori e seguirà il processo in corso di aggiudicazione e di ogni ulteriore sviluppo in fabbrica.